02 Ott Il quotidiano La Repubblica, la Sardegna del 2021 e gli irredentisti greci
di Franciscu Pala
Il recente arresto all’aeroporto di Alghero del presidente catalano in esilio Carles Puigdemont ha riacceso i fari del giornalismo internazionale – quello italiano compreso – sul processo di autodeterminazione della Catalogna, sulla repressione giudiziaria dello Stato spagnolo nei confronti degli organizzatori del referendum e sull’indipendentismo sardo che non ha mancato e non mancherà di dare il suo sostegno a quello catalano in nome di una collaborazione politica che vanta decenni di progettualità comune.
Il caso di Puigdemont in Sardegna, ribattezzato “La Battaglia di Alghero” in omaggio a Gillo Pontecorvo dall’acuto direttore di Vilaweb.cat, è capitato in un momento in cui il nostro settore di indipendentismo è impegnato in un processo di dialogo, ricostruzione e allargamento faticoso ma entusiasmante. Riprendere il filo umano e politico della storia di iRS e di ProgReS, aiutare il processo con la creazione del coordinamento Torra, ci sta consentendo di riattivare vecchi sostenitori e incontrarne di nuovi. Ci sta permettendo di iniziare a costruire un programma comune e condiviso. E ci sta facendo ritrovare il contatto diretto con la società, con le comunità, con il mondo del giornalismo sardo e internazionale.
Che le forze dell’ordine italiane abbiano scelto di arrestare Puigdemont proprio in Sardegna può essere un caso. Non pensiamo che il mondo ruoti attorno a noi, con le nostre così misere risorse e la nostra dimensione. Ma il fatto è che per la prima volta dopo qualche tempo il giornalismo italiano ha ripreso a parlare di noi e delle nostre iniziative.
In un articolo del 24 settembre 2021 a firma di Emanuele Lauria e Alessandra Ziniti il quotidiano La Repubblica racconta con precisione e dovizia di particolari la vicenda dell’arresto e dedica un corposo paragrafo all’iniziativa per la quale Puigdemont ha deciso di viaggiare alla volta della Sardegna: il convegno di Oristano organizzato da “Corona de Logu”, l’assemblea sarda degli amministratori locali indipendentisti composta da eletti indipendenti o appartenenti a una delle forze politiche sarde.
Come primo passo l’articolo ci descrive come “autonomisti”, ci siamo abituati, ma siamo indipendentisti. Poi i due giornalisti si addentrano nella vicenda specifica spiegando che non è un caso che Puigdemont sia stato arrestato ad Alghero perché su di lui pendeva un mandato di cattura europeo e perché – evidentemente – i servizi segreti italiani non avrebbero potuto ignorare un evento come quello di Oristano. Sto provando da ore a immaginare la scena ma non riesco proprio a capire come gli autori dell’articolo possano figurarsi questi servizi segreti così preoccupati per un evento “autonomista”.
Ma l’arcano si risolve qualche riga dopo. Secondo La Repubblica all’evento di Oristano sarebbero stati invitati l’ETA e gli irredentisti greci. C’è scritto proprio così, testualmente.
La frase è così assurda da suscitare un sorriso. Ma visto che per noi la politica è una cosa seria che toglie tempo al nostro lavoro e ai nostri affetti non possiamo esimerci dal sottolineare l’insensatezza di questo passaggio. Nella vita dei due giornalisti coinvolti questa sarà una semplice brutta figura, una mancanza di professionalità. Ma nella nostra vita le loro parole a caso producono un effetto politico e di immagine nefasto agli occhi del lettore che potenzialmente potrebbe avvicinarsi ai nostri partiti e movimenti.
Ricordiamo che, anche volendo invitarla, l’ETA è stata. Nel senso che non è più. Nel 2011 ha annunciato la fine definitiva delle sue attività, nel 2017 ha consegnato le armi, nel 2018 si è sciolta. Ma anche ignorando tali accadimenti mi chiedo come i giornalisti possano immaginare le modalità pratiche per invitare l’ETA, organizzazione clandestina, a un convegno.
Ma passiamo agli irredentisti greci. Spesso gli unionisti, in particolare i sostenitori della sinistra unionista, stravolgono gli obiettivi politici indipendentisti descrivendoli come mera chiusura autarchica su se stessi in nome di un concetto di identità vecchio e novecentesco. Ci accusano di anacronismo. Ma stavolta andiamo ben oltre il XX secolo. Gli irredentisti greci invitati a Oristano arrivano direttamente dal 1800 e ci parlano delle rivendicazioni territoriali per il grande Stato greco con Costantinopoli capitale.
Sarei curioso di conoscere la fonte di questa notizia, se esiste. Passano gli anni e, nonostante la nostra comunicazione e le nostre azioni ci abbiano sempre rappresentato come progressisti, nonviolenti, democratici e aperti al mondo, chi ci osserva spesso non riesce a non cadere nella tentazione di immaginare l’indipendentismo come qualcosa di oscuro e sospetto. A volte è dovuto alla trappola dell’esotismo, altre volte alla malafede. Ma il risultato non cambia.
Ad ogni modo ribadiamo che l’indipendentismo, sardo e internazionale, è fatto di donne e uomini che vi dedicano il proprio tempo con passione e alla luce del sole. Venite a conoscerci, abbiamo telefoni cellulari ed email, scriveteci. Siamo come voi, siamo in mezzo a voi. E siamo propositivi e cosmopoliti, sicuramente molto più di molti falsi democratici che sostengono governi come quello Spagnolo che reprime nel sangue i cittadini che entrano a scuola per votare o che condanna a nove anni di prigione responsabili di organizzazioni sociali nonviolente.
Noi siamo quelli che nel 2000 introdussero nell’indipendentismo europeo il concetto di nonviolenza, quando ETA sì che esisteva ancora. E, per esperienza, nessuno mi toglie di mente l’idea che i due giornalisti de La Repubblica hanno scritto irredentisti per equivoco. In realtà avrebbero voluto scrivere insurrezionalisti, un grande classico della letteratura giornalistica di inizio secolo.
Quindi, ricapitolando: con gli insurrezionalisti le nostre realtà politiche non hanno mai avuto alcun tipo di rapporto; con ETA, anche volendo, è tecnicamente impossibile avere più rapporti; con gli irredentisti greci servirebbe una macchina del tempo.
Franciscu Pala
Coordinamento Torra – www.torrasardigna.org